Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. II, 1912 – BEIC 1873537.djvu/19

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Paccardo è morto, i suoi eredi non restano di sollecitarmi. Intanto V. S. viva sicura della mia promessa, in ratificazione della quale le giuro per Dio che la prima copia sará sua e verrá a tempo che altri non vedrá l’opera prima; e se non solo il re ma tutti i prencipi del mondo mi volessero sforzare a fare altrimenti, io non le farei mai questo torto. Ma questo è il manco, perché spero quando sarò in Italia di ricompensarla con altro che con l’Adone, sentendomi molto obligato alle tante affettuose cortesie che ha usate meco, alle quali non sarò ingrato.

Se i ritratti verranno, mi saranno carissimi e ne porterò obligo a cotesti signori ed a lei, la qual priego a volere indrizzar l’inclusa a mio cognato per via sicura, essendo di negozio che molto m’importa.

Il signore Iddio la contenti e feliciti.

Di Parigi [1623].

CXCVIII

Al medesimo


Manda incompleto l ’Adone.

Ecco ch’io vi mando questo benedetto Adone , e accioché intanto non si perda tempo alla stampa, non mi curo di mandarlo imperfetto, poiché vi mancano ancora due ultimi quinternetti con la fine del ventesimo canto e la lettera di dedicazione alla reina madre, che va nel principio subito dopo il titolo principale. Vi manca ancora un lungo discorso ch’io ho fatto sopra questo libro ed entrerá subito dopo la lettera dedicatoria; e veramente mi sarebbe sommamente caro che in ftalia non si vedesse quest’opera senza esso, perché oltre il dichiarare molti miei pensieri intorno a si fatto poema, parlo diffusamente dello scrivere lascivo. Onde, se potrete trattener tanto la publicazione finch’io lo mandi, vi priego a farlo. Se no, non lasciate di fare il fatto vostro. Io per la fretta non ho avuto tempo di copiarlo al presente, ma penso di farlo per viaggio, poiché son risolutissimo di partire