Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. II, 1912 – BEIC 1873537.djvu/294

Da Wikisource.

2 88

TOMMASO STIGUANI

breviatura vien senza dubbio da\V apocope e non pub venir dallo apostrofo, che non ha luogo ove segua parola cominciante da vocale.

Per tutte dunque le fatte considerazioni io conchiudo che ’l mio accordar nella fin del verso «votti» con «farotti» e con «motti» non dovrebbe alle SS. VV. parer grammatica falsa o falsa rima; mentre non solamente può dirsi «votti» e «vóti», ma «votti» è quasi piú toscano che «vóti». Pure, quando per isventura la si grande apparenza del vero m’avesse in questa parola gabbato, io le prego ad usar la caritá del levarmi le traveggole, col farmi conoscere la fallacia della mia imaginazione.

E per fine lor bacio le mani.

Di Parma, 16 d’aprile 1619.

XXXIX

Al signor cavalieR Marino, a Paridi


Protesta 4\ 000 averto vcAnf© offendere io un famoso brano del Mondo nuovo (1).

Io non mi sono maravigliato punto che alcuni poetastri di Parma e di Boiogna, interpretando faisamente per dette contra V. S. quelle tre stanze del mio poema le quali trattano del «pesciuomo» (o diciamo «uomo marino»), abbiano poi scritta la loro interpretazione a molti ed in particolare a V. S. medesima sino a Parigi. Poiché essi, oltre l’essere ignoranti e d’intelletto storto e fatto a roverscio, sono anco si miei malevoli, che per lunga usanza hanno sempre cercato e tuttavia cercano di nuocermi con varie invenzioni ed insidie, quantunque insino a qui non ne sia loro riuscita veruna. Ma ben mi sono maravigliato all’incontro quando ho saputo, per una lettera di Santi Magnanini scritta da Parigi a Parma al marchese Oberto Pallavicini e per un’altra scritta a me da monsú d’Urfé, che

\i) Ver \a risposta áe\ Marino si -veda -nei primo votot, p. 2»*.