Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. II, 1912 – BEIC 1873537.djvu/41

Da Wikisource.

ricordarle tutto quel che discorsi seco nel punto istesso ch’entrò Ella in lettica. S’abboccherá forsi col signor marchese di Corigliano; però gli faccia un umilissimo inchino da mia parte. In Napoli fugga l’aere della notte, perché quei crepuscoli sono tanto nocivi quanto questi di Roma. Se la stagione il comporterá, loderei assaissimo che V. S. passasse buona parte di questo inverno in Mergellina, da dove goderá tutta Napoli, e l’amenitá de’ monti accompagnata da una perpetua tranquillitá di mare gioverá non poco alla sua convalescenza. Potrá per suo esercizio passarsene talora a visitar il sepolcro di Virgilio, dopo che avrá contemplato quello del nostro Sanazzaro, perché quelle ceneri sono atte a infondere nobilissimi spiriti di poesia a chi degli scritti dell’uno e dell’altro è cosi devoto come è V. S. Io, in quei primi anni della mia gioventú, almeno una volta la settimana andava a riverir quelle ossa con mio estremo gusto, e spero anche di ritornarvi.

Si abbia cura, mentre per fine le bacio le mani.

Di Roma [inverno 1623].

CCXVII

Al signor Cardinal d’Este-Roma


Lo prega di raccomandare al viceré di Napoli, duca d’Alba,

Francesco Bruni.

Se bene il mal di stomaco mi trattiene in letto, si che io non possa presenzialmente servir a V. S. illustrissima, non in’ impedisce però il debito dell’osservanza con che la riverisco, né fa ch’io non me le presenti per mezo di questa mia, supplicandola d’un favore non men giusto che degno della sua magnanimitá.

Il signor Antonio Bruni tratta in Napoli d’impetrar dall’eccellentissimo signor duca d’Alba un governo per il signor Francesco suo fratello; e perché sa quanto vagliano appresso S. E. l’ intercessioni di V. S. illustrissima, perciò, non potendo egli stesso venir da lei per trovarsi gravemente ammalato, m’ha fatto richiedere ch’io le porga le mie piú affettuose suppliche, accioché