Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. II, 1912 – BEIC 1873537.djvu/53

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V. S., per grazia, gli faccia fede della mia devota osservanza, ed infino a tanto ch’io sodisfaccia di mio pugno a questo debito, significarli la perpetua obligazione che professo e confesso a Sua Signoria illustrissima.

Saluto caramente tutti gli amici e specialmente li signori Salviani, Aleandro e Falconio, ed a V. S. bacio mille volte le mani.

Di Napoli [maggio o giugno 1624].

P. S. — Ho ricevuta l’altra lettera di V. S., dove dice di voler procurarmi la mia spedizione e mandarla per la staffetta. Priegola ad ogni modo a farlo, perché sopra questa facenda ho voluto quasi impazzire, non sapendo imaginarmi come si vada la cosa, mentre costi dicono d’averla mandata e qui per mille diligenze usate non se ne sa novella. Desidero adunque intendere a chi è stata mandata, accioch’io possa almeno farmene render conto, perché qui né a monsignor nunzio né al cardinale né a monsignor Campanile, ch’è in luogo del Santo ufficio, non è capitata.

Sto aspettando il rimanente dell ’Adone per poter correggerlo ed insieme il Discorso di V. S. per curiositá di leggerlo. E di nuovo le bacio le mani.

CCXXVI

Al medesimo


Chiede consiglio per qual mezzo inviare alcune leccornie al Cardinal Scaglia, e dá altre notizie sulle dispute tra gl’ Infuriati e gli Oziosi.

Ho inteso che il duplicato finalmente è venuto, onde spero di levar questa settimana le mie robbe di dogana e poi mandarle subito a Roma, perché in effetto mi par miU’anni di esservi, tali son le miserie di questa cittá.

Scrissi al signor Preti in risposta della sua e mandai la lettera aperta ed inclusa nel piego di V. S., da cui desidero d’intendere se poi la suggellò e la consegnò come le scrissi. Dica al signor