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132 parte terza

ii

la ninfa avara

fileno


Crudel, crudele, e dove
sí veloce ne vai?
ninfa, di che paventi e perché fuggi?
Fuggi forse e paventi
questo, che in man mi vedi, arco leggiadro?
Vana paura e sconsigliata fuga!
Non è giá questo di Diana l’arco,
quel che tu vai trattando,
sagittaria di mostri,
onde le fère timidette impiaghi.
Non è l’arco d’Amor, quel c’hai nel ciglio,
vaga arciera de’ cori,
ond’ognor l’alme semplicette uccidi.
Questo è l’arco di Febo; e non giá quello
onde Piton trafisse,
ma quel che porse in dono
al suo canoro figlio,
ond’ei di Tracia intenería le selve.
Arco sí, ma soave, e de le belle
fanciulle d’Elicona
arma innocente e mansueto arnese;
ferir non sa se non minute fila,
e pungenti, ma dolci e non mortali
scocca versi e non strali,
o strali con cui può guerriero ingegno
ferir il Tempo e saettar la Morte.
Questo per gran ventura
passò ne la mia mano,
e, con questo cantando,