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148 parte terza

Qual cupidigia alligna
nel petto uman piú sozza
di questa sacra ed essecrabil fame,
ch’altrui tragge a commettere, adorando
metallo indegno e vile,
idolatria servile?

filaura


Oro, di stirpe illustre
generosa progenie e nobil figlio,
concetto entro le vene
de l’indico oriente e partorito
nel bel letto del Gange,
commun nel suo natale
ha la culla e la patria in un col Sole.
L’istesso Sol, nascendo,
se n’adorna le chiome, e del bel carro
n’arricchisce le rote.
Che non fa? che non pote
questo invitto guerriero?
Qual cor non vince? o qual valor non doma?
Il ferro, il ferro, ch’ogni forza avanza,
gli cede di possanza:
quante cittá munite e squadre armate,
che fûro inespugnabili a la spada,
fûr da l’oro espugnate?
quante di castitate
ròcche ben custodite e ben difese
da l’òr fûr vinte e prese?
Fu giá da un pomo d’oro,
benché pudica e santa,
conquistata Atalanta. Un aureo pomo
mosse a lite ed a guerra,
e fe’ di cielo in terra
scender dive immortali,
fra le quai venne anch’ella,