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idilli pastorali 159

a l’insensata riva,
a la mutola selce, al sordo vento.
Oh novo aspro tormento!
Tu, che giá mai non manchi,
che ’nfaticabil sei,
gli ultimi accenti miei,
quasi importuni a replicar ti stanchi.
Ahi, ch’altro non risponde
che il mormorar de l’onde!
     O de le balze alpine
garruletta romita,
ninfa de’ verdi e solitari chiostri,
sará conforme il fine
de l’aspra nostra vita
com’è conforme il suon de’ detti nostri?
Oimè! perché ti mostri
scarsa a me di favella?
Crudo scherzo, empio scherno!
Dunque al mio strazio eterno
la voce istessa è senza voce? e quella,
ch’ognor geme e languisce,
per me solo ammutisce?
     Vana figlia de l’aere e de la lingua,
teco pur ti trastulla:
ben veggio che sei nulla.