Pagina:Marino Poesie varie (1913).djvu/257

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le pitture e le sculture 245


     Candida man, che giá maestra impura
fosti d’immondi studi e d’artifici,
per accrescer le pompe e di natura
le mal nate bellezze allettatrici,
ahi! con che dolce affettuosa cura
larga ministra di pietosi uffici,
come dianzi de’ vaghi affanno e pena,
fosti de l’uman Dio laccio e catena.

     Terso alabastro, che talor solevi
sparger di molli e peregrini odori
di quelle membra l’animate nevi
ésca aggiungendo a scelerati ardori,
se giá lor tanto di candor cedevi
dando a la bella mano i primi onori,
ceder devi anco al santo odor natio,
ond’ella innamorò gli angeli e Dio.
 
     Ma ceda la natura e ceda il vero
a quel che dotto artefice ne finse,
ché, qual l’avea ne l’alma e nel pensiero,
tal bella e viva ancor qui la dipinse.
Oh celeste sembianza, oh magistero,
ove ne l’opra sua se stesso ei vinse;
pregio eterno de’ lini e de le carte,
maraviglia del mondo, onor dell’arte!