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Pagina:Marino Poesie varie (1913).djvu/78

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66 parte prima

8

Pallore dell’amata.

     Pallidetto mio sole,
ai tuoi dolci pallori
perde l’alba vermiglia i suoi colori.
Pallidetta mia morte,
a le tue dolci e pallide viole
la porpora amorosa
perde, vinta, la rosa.
Oh, piaccia a la mia sorte
che dolce teco impallidisca anch’io,
pallidetto amor mio!


9

Il neo.

     Quel neo, quel vago neo,
che fa d’amate fila ombra vezzosa
a la guancia amorosa,
un boschetto è d’Amore.
Ah, fuggi, incauto core,
se pur cogliervi brami o giglio o rosa!
Ivi il crudel si cela, ivi sol tende
le reti e l’arco, e l’alme impiaga e prende.


10

Chiome erranti.

     O chiome erranti, o chiome
dorate, innanellate,
oh come belle, oh come
e volate e scherzate!
Ben voi scherzando errate,
e son dolci gli errori;
ma non errate in allacciando i cori.