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era scostato da Hegel in varii punti essenziali: punti che preludono già a quel sistema contemplativo, nel quale dobbiamo vedere la sua vera filosofia personale ed originale. E ciò tanto è vero che Ceretti non condusse nemmeno a termine questo rifacimento delle dottrine hegeliane: mentre egli stava rifondendola, l’aveva superata e abbandonata. Il suo ultimo periodo fu, come egli stesso dice, un periodo di «totale indipendenza d’idee». Questa filosofia personale occupa l’attività di Ceretti negli ultimi quattordici anni della sua vita, dal 1871, anno in cui abbandona la redazione della Panlogica, al 1884, anno della sua morte. Le sue idee di questo periodo, oltre che in alcune brevi operette filosofiche, come la Sinossi dell’enciclopedia speculativa (1876), le Considerazioni sul sistema della natura e dello spirito (1878) ed altre minori, sono contenute specialmente nei suoi romanzi e nelle Massime e dialoghi, delle cui cinquemila pagine il suo benemerito biografo V. Alemanni ha pubblicato una parte negli «Scritti scelti inediti». Però in nessuna di queste opere egli ci ha lasciato un’esposizione chiara e sistematica delle sue idee fondamentali: generalmente queste ci sono date soltanto indirettamente nella loro applicazione alla infinita varietà di condizioni e di aspetti che offre la vita.

La divergenza da Hegel si delinea già nella stessa posizione del primo principio. Per Hegel la realtà ultima ed assoluta è lo Spirito: una ragione universale ed eterna, che è anche vita e movimento, che si rivela nella natura ed ha nel mondo umano della società e della storia la sua più alta manifestazione. Ora già nel secondo volume della Panlogica Ceretti enunzia questo concetto: che il mondo della manifestazione dello Spirito è soltanto una delle infinite forme possibili della realtà ed ha il suo fondamento in un principio superiore, che Ceretti chiama la Coscienza — un principio assolutamente indeterminato, che potrebbe con egual diritto dirsi l’assoluta Incoscienza o l’assoluto Nulla. Quale sia il preciso concetto che Ceretti si è fatto di questo principio universale dell’esistenza non è facile vedere: sembra che in questo punto il suo pensiero abbia avuto più d’una variazione successiva. Genericamente possia-