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difensori di questa dottrina si sono fatti nell’antichità Plutarco, che in più scritti ha preso le difese dell’animale e del regime vegetariano1; Galeno, Gelso, l’avversario accanito del Cristianesimo, e Porfirio2. I filosofi del rinascimento sono in generale anch’essi favorevoli a questa tesi: ricordiamo fra essi Montaigne, che trova maggior differenza tra uomo e uomo che non fra l’uomo e l’animale3; Charron, Gassendi, Campanella, che nel De sensu rerum et magia dice: noi chiamiamo l’uomo ragionevole e non gli animali non perchè questi non ragionino, ma perchè ragionano meno: come chiamiamo l’animale essere sensibile a differenza della pianta non perchè questa non senta, ma perchè sente meno dell’animale. Degno di nota, almeno come curiosità, il libro d’un prelato del XVI secolo, Gerolamo Rorario, nunzio di Clemente VII, che scrisse verso il 1550 un libro col titolo: «Che gli animali sono più ragionevoli dell’uomo», — libro edito per la prima volta nel 1645 e spesso ristampato di poi; si veda per esso il dizionario di Bayle. — Il secolo XVII è in generale sotto l’influenza della concezione cartesiana; ma nel XVIII secolo, sotto l’influenza di Leibniz, riappare una visione più favorevole all’animale. Leibniz stabilisce in fondo unità di natura tra l’uomo e l’animale: vi sono fra l’uno e l’altro dei limiti fissi, ma anch’essi stabiliscono solo delle differenze di grado. Autore d’un libro sulla psiche animale è uno dei più noti discepoli di Wolf, G. F. Meier4; il quale definisce in esso con chiarezza le questioni relative. La intelligenza è la facoltà di avere rappresentazioni chiare e distinte: la ragione è la facoltà di conoscere i rapporti delle cose.

  1. Dyroff, Die Tierpsychologie des Plutarchus von Chäronea, 1897
  2. Purpus, Die Anschauungen des Porphyrius über die Tierseele, Diss. 1899.
  3. Gerdemann, Das Tier in der Philosophie Montaignes, Diss., 1897
  4. G. F. Meier, Versuch e. neuen Lehrgebäudes von d. Seelen der Tiere, 1749; (tr. fr.), 1750. Sotto l’influenza di Leibniz stanno parimenti le interessantissime pubblicazioni d’una società di psicologia animale, raccolte da un’altro wolfiano, I. H. Winkler ed edite a Lipsia dal 1742 al 1745. Esse si occupano dell’esistenza della psiche animale, dell’intelligenza negli animali, della ragione negli animali, della incorporeità e dell’immortalità della psiche animale: comprendono sei fascicoli di circa 96 p. ciascuno.