Pagina:Martinetti - Saggi e discorsi, 1926.djvu/32

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be in un silenzio immobile. Ora in fondo a tutti i contrasti ed a tutte le dualità particolari sta una dualità fondamentale che si leva chiaramente dinanzi al nostro sguardo non appena noi dai problemi particolari ci eleviamo alla considerazione dell’esistenza nel suo complesso e che contiene in sè anche la ragione ultima di tutti i problemi pratici, di tutte le contraddizioni dolorose intorno a cui si travaglia la nostra vita: questa è la dualità della natura e dello spirito. Da un lato la realtà si presenta a noi come un complesso di esseri corporei, privi della luce spirituale, viventi di una vita cieca ed oscura e noti a noi solo perchè essi sono l’oggetto, il termine resistente che incontra lo spirito conoscente: ed a questo mondo sentiamo di appartenere anche noi per quella parte dell’essere nostro che diciamo corpo. D’altro lato in noi e negli esseri più simili a noi si disvela al nostro sguardo un’esistenza radicalmente diversa che in tutti i tempi non si è saputo meglio definire che per la negazione dei caratteri dell’esistenza corporea e che appare con sicura evidenza come irreduttibile ad una semplice forma di questa: tale mondo, al quale ciascuno di noi sente di appartenere per Tessere suo più intimo, per ciò che egli propriamente chiama io, è il mondo dello spirito. E questi due mondi sembrano non soltanto avere una natura diversa, ma anche obbedire ad una legge diversa. Nel mondo della natura corporea impera la necessità: una legge cieca, inesorabile assoggetta tutti gli esseri ad una ferrea catena di trasformazioni senza principio e senza fine: le sue energie sterminate, dinanzi a cui la nostra piccolezza sparisce, sembrano travolgere, indifferenti al bene ed al male, tutte le cose in un’agitazione incessante, senza limiti e senza scopo. Il mondo dello spirito è invece il mondo della libertà, il mondo dei fini, il mondo dei valori; noi sentiamo in esso levarsi una potenza autonoma che trascende la natura, che erige di fronte al regno della causalità necessaria un regno di fini e si afferma contro la violenza delle forze esteriori come libera volontà. — Nè questi due mondi si presentano a noi come due realtà distinte ed impenetrabili, ma come due principii contrarii intrecciati e confusi in un’unica realtà; lo spirito già si afferma nella natura e la natura rivive nello spirito; la dualità fondamentale si riproduce sotto sempre nuove forme in ogni punto della realtà. Nella natura quando noi vogliamo per-