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Del conflitto tra religione e filosofia1.

Ogni concezione che attribuisca alla religione una funzione specifica e non la riduca ad un’attività sussidiaria della moralità o della vita in genere, deve riconoscere che la filosofia e la religione non sono se non due gradi o manifestazioni diverse di un’attività unica, la quale può essere chiamata genericamente, in un più largo senso, «religione». Questi due gradi si differenziano essenzialmente pel diverso carattere della concezione teoretica rispettiva: nel primo, che potremo dire «religione» in stretto senso, questa è in prevalenza concezione immaginativa, estetica; nel secondo, che è detto filosofia, è in gran parte costruzione razionale, sistema logico. A questa differenza fondamentale si riannodano poi differenze secondarie: la religione (in s. s.) è generalmente fondata su d’una tradizione, si esplica in una vita collettiva, ecc.; mentre la filosofia è in maggior grado creazione personale, è vissuta individualmente, ecc. Le forme intermedie (religioni filosofiche, sette teosofiche, «scuole» di filosofi greci, ecc.) confermano questa distinzione di grado: la caratterizzazione nominale è il più delle volte applicata in base a differenze esteriori, non essenziali. Di qui si può comprendere ancora perchè la parola «filosofia» venga generalmente usata a designare il lato teoretico (un’astrazione

  1. Estratto dal Coenobium, VIII (1924), 1.