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Pagina:Martinetti - Saggi e discorsi, 1926.djvu/56

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conciliatrici e si applica a trasformare, più che ad abbattere, l’antico simbolismo estetico. Allora si ha una specie di equilibrio fra gli interessi della coscienza religiosa e quelli del pensiero logico: i seguaci della religione sono essi i più fervidi fautori della conoscenza e della cultura: il sistema dei simboli religiosi si piega, per la naturale facoltà di adattamento, alle variazioni dell’ambiente intellettuale. Ma questo equilibrio — che segna l’età dell’oro per la religione — è di sua natura estremamente instabile: la capacità di adattamento e di assimilazione ha dei limiti, mentre d’altra parte il progresso della conoscenza non riconosce confini. Viene quindi necessariamente un tempo in cui si trovano la religione e il pensiero logico come due forze ostili: l’opera indefessa di conciliazione e di assimilazione non riesce più a cancellare la divergenza nascente, destinata a farsi più grande ogni giorno. — Ed allora si ha da parte della concezione religiosa quella forma particolare di degenerazione che noi diremo irrigidimento dogmatico della religione. Questa, come per attitudine di difesa, si fissa in un sistema chiuso ostilmente ad ogni penetrazione di nuovi elementi intellettivi, pone se stessa come qualche cosa di assoluto e di immutabile e proietta questa sua integrità definitiva nel più remoto passato. Ben nota è, p. es., la tendenza del cattolicismo a datare fin dalle origini cerimonie, culti, dogmi sorti solo molto più tardi e poco per volta; ed ugualmente nell’ebraismo dopo l’esilio si fa risalire a Mosè la legislazione teocratica, che è il risultato ultimo dell’attività profetica. E poiché l’abitudine e la tradizione hanno collegato in modo indissolubile a quella data concezione i benefizi della vita religiosa, la causa sua diventa la causa della religione: essa è consacrata e difesa di fronte alle critiche dell’intelletto per una specie di pietà, di scrupolo, come si conservano per pietà le antiche e rozze immagini, preferendole anche alle più perfette creazioni dell’arte. In ciò dobbiamo senza dubbio vedere una manifestazione dell’istinto di conservazione, che compie nella vita religiosa una funzione analoga a quella del conservatorismo politico. L’esempio più vicino a noi è quello della costituzione del dogma cristiano, specialmente nella sua forma più rigidamente conservatrice, nel cattolicismo: si veda, per es., come si sono in esso cristallizzate ed immobilizzate delle concezioni vive e profonde del pensiero antico