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Pagina:Martini - Trattato di architettura civile e militare, 1841, I.djvu/141

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di fr. di g. martini. 121

ferriate: lanciar sassi e verrettoni con trabocchi ed altre macchine: lanciar fuochi1: varie forme di bombarde coi loro cavalletti, ceppi e mantelletti: lo scafandro2: vari modi per gettar ponti e tendere scale: alzar pesi: sette vari disegni di mine con polvere: altri di mantelletti o gatti per scalzare le mura di una fortezza: le maniere di difendere i fossi con una specie di petriera, e con variati sistemi di casematte: piante di fortezze di svariatissime forme, e difese da fianchi sporgenti, o dal risalto di torrioni circolari e poligonali: nuove forme di parapetti merlati in varie guise, oppure perpendicolari e tondeggiati con aperte normali od inclinate, od anche senza aperte, e sostituite ad esse le troniere sopra il cordone: rivellini di varie figure e difesi in più modi: finalmente, ciò che più importa, vi sono soventi disegnati non più torroni all’antica, ma veri baluardi, la maggior parte de’ quali ha i fianchi coperti dall’orecchione circolare.

L’età del codice, quantunque da nessuno scritto sia indicata, è però svelata abbastanza dalla perfezione degli ultimi metodi di fortificare in esso contenuti, de’ quali non v’è traccia antecedentemente nè presso altro autore, nè in monumento alcuno, e nemmeno negli altri disegni di Francesco. Io lo stabilisco circa l’anno 1500, poichè l’autografo sanese parlando del camino a Baia significasi posteriore almeno all’anno 1491, nel quale fu il primo viaggio a Napoli dell’autore: e certamente di qualche anno ancora è più recente il codice Magliabechiano ridotto a

  1. Vanno distinti nelle prime tavole due disegni figuranti canne di schioppi legate ad aste di picche col ferro in punta. Primo uso, od almeno prima idea della baionetta.
  2. Molti popoli antichi usarono tragittar fiumi in barchette di cuoio: altri si legavano otri alle reni, e ne parlano molti autori, tra i quali Ammiano Marcellino, Cesare, Plinio, Frontino ed altri, come pure è frequente menzione nelle lapidi del COLLEGIVM o CORPVS VTRICVLARIORVM. Degli scafandri (barca-uomo) ne sono disegni presso Guido da Vigevano al 1335, Paolo Santini, Leonardo da Vinci, Francesco di Giorgio, ed una descrizione data da Pietro Monti (Exercitiorum collectanea. Milano 1509, lib. III, cap. 12). G. D. Bruno piemontese volle richiamarli in uso con una dissertazione stampata in Napoli nel 1784, e con un’altra i fratelli Gerli, stampata in Milano del 1785. Allora e dopo se ne videro esperimenti in Italia, ed ai giorni nostri in Parigi ed in Inghilterra. Questo ho voluto notare, perchè si sappia non essere questa una invenzione recente. Fu coltivata anche in Germania, e nella Cronica Sclavica parlasi di un pittore di Lubecca, che nel 1483, munito di un cuoio, nuotò su per un fiume (Presso Lindenbrogio, pag. 244).

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