Pagina:Martini - Trattato di architettura civile e militare, 1841, I.djvu/174

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LIBRO SECONDO.



PROLOGO.

L’intelletto nostro sebben di tutti i corpi è più nobile, così fra tutte le sostanze immateriali e incorruttibili è manco perfetto, il quale in questa carcere del domicilio corporeo per la debilità sua alcuna volta iudica il contrario di quello che per altri tempi è parso vero. È non solo una, ma più volte che una medesima cosa ha vari e opposti concetti. Adunque molto più è contingente che diversi ingegni abbiano da una medesima verità opposite opinioni; e che più è, non solo è discrepanza fra quelli che di una medesima conclusione formano contrari concetti, ma ancora fra quelli che ad un fine contrario per diversi mezzi a quello procedono, come diverse linee ad un medesimo centro o punto pervengono. Questo avviene agli uomini circa all’arte dell’architettura, perchè molti sono stati secondo la legge naturale vivendo, i quali si sono persuasi che e’ sia supervacaneo e pestifero il fabbricare al mondo sontuosi edifizii, e delle ragioni loro queste sono le potissime. In prima dicono non essere convenienti simili opere, dove bisogna esponere tanto di tempo, tante divizie, e l’intelletto tenere occupato da simili cure inutili, le quali infine non pare che si convengano ad un animale tanto infelice quanto è l’uomo, il quale mai nè di corpo, nè di animo ha quiete, di cui la vita è tanto breve, caduca e incerta, piena di angustia e a tante alterazioni e passioni soggetta. La qual cosa eziandio li nostri confermano essere, e infra gli altri Messer Francesco Petrarca: