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Essendo stati lungo tempo i capitelli delle colonne ornati solo di cincinni, cioè capellamenti e frutti, a caso passando un giorno Callimaco corintio, secondo che testifica Vitruvio1, appresso ad un orto nel quale era un cesto dove una vergine era seppellita, sotto il quale era un’erba chiamata l’acanto, e questa sorgendo e germinando per le rime del cesto, sopra del quale era stato locata per coprimento una grande tegola, nella quale, transportante alquanto fuori del cesto, le frondi della detta erba ripercoteano e nell’estremità degli angoli della tavola causavano più rivoluzioni per la sua ripercussione, questo considerando Callimaco, come avviene che gli scultori o pittori ampliando le cose naturali, come a loro ed ai poeti sempre fu lecito formare le artifiziali più ornate, estimò tutto quel cesto insieme con le riflesse e ritorte frondi potere essere similitudine di un ornato capitello. Tornando a casa ne disegnò più con foglie, viticci, caulicoli e volute, alle quali parti ancora trovò la proporzione, come immediate dichiarerò.

In prima adunque è da intendere che tutto il capitello insieme con l’abaco debba esser diviso in sette parti eguali, e di queste una se ne dia all’altezza dell’abaco; dopo queste, facciansi gli angoli diagonii segnati (Tav. II. 2) tanto lati quanta è l’altezza dell’abaco: dipoi sia tratta una porzione di linea circolare dai due angoli diagonii A e B, e questa linea tocchi nel punto di mezzo il tondo segnato nell’abaco della grossezza o circonferenza della colonna da capo segnata per C, e tutto quello che include la detta parte di circolo si tragga via dall’abaco: dipoi, in mezzo delle dette curvature o concavità si lasci un quadro, di cui le facce o cosce siano quanto l’altezza dell’abaco, cioè la settima parte del capitello; e questo quadro tanto sporti in fuori quanto gli angoli diagonii, in modo che traendo una linea retta da A e B tocchi la superficie del detto quadro, e in questo si formi un tondo fiore. Oltre a questo, i voluti, cioè quelle reflesse frondi locate dove i cartocci si

    segnati a mano non hanno esattezza di parti, così si sono tralasciati. Nelle Memorie Romane per le Belle Arti (vol. III, p. 33) è lodato Francesco per le bizzarre invenzioni de’ capitelli, e detto in ciò precessore di Michelangelo. Però, nè la proposizione, nè il confronto non reggono.

  1. Lib. IV, cap. I.