Pagina:Martini - Trattato di architettura civile e militare, 1841, I.djvu/244

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30 piedi, e l’altra 57 1/2, come per la figura (Tav. III, 2) si dimostra. Ma volendo fare le divisioni medesime secondo l’altra altezza, la quale è detto dovere essere il suo diametro e i due terzi più, posto per caso che il diametro sia 120 piedi, allora per la regola infallante del tolo, esso debba esser piedi 60, e secondo questo modo di altezza questa sarà piedi 200: dunque il residuo dell’altezza, trattone il tolo, sarà piedi 140, il quale volendo dividere per 11, la superiore sarà 63 e 7/11, e la infima 76 e 4/11, come appare per la figura (Tav. III. 3). E volendo dividere il medesimo residuo per 9 la maggior parte sarà 77 e 7/9, e l’altra 62 e 2/9, come si dimostra per la figura (Tav. III. 4). E ripigliando è da dire che in due modi si può formare l’altezza, l’uno per i due terzi più del diametro, e l’altro di sette undecimi più: e parimente la detta altezza in due modi si può dividere, cioè per undici e per nove parti, l’altezza del tolo sempre rimanendo una medesima subdupla proporzione al diametro.

Conseguentemente è da considerare la grandezza ovvero altezza che devono avere le dette due cornici della cella, perocchè non ogni quantità saria conveniente ad esse: ma quella di sotto ricerca la medesima proporzione del capitello, imaginando dalla sommità d’essa insino al solaro pavimento del tempio una colonna, e di questa in luogo del suo imaginato capitello si ponga una vera cornice o veramente recinto: e similmente dalla sommità della detta cornice all’altro superiore termine del tolo, un’altra colonna sia imaginata, della quale la seconda cornice supplisca in luogo di capitello, come fu detto della prima. Parmi conveniente però d’imaginare colonne di quella specie che nel tempio fussero messe in uso: questo dico, che avvegnachè le doriche e ioniche colonne siano usate meno che le corintie, nientedimeno si possono con ragione usare, onde non appare ragionevole in altri luoghi del tempio avere usato colonne doriche e di fuori corintie, ovvero conversamente; ma essendo il tempio tutto un corpo artificiale assomigliato in molte cose all’uomo, i medesimi membri suoi devono avere la medesima commensurazione e non diversa; e per la medesima ragione concludo nel tempio solo una specie di colonne doversi locare, avvegnachè a molti paia il contrario, assegnando questa ragione che tanto è perfetta l’opera quanto