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libro iv | 239 |
menti, i quali meglio per il disegno apparranno insieme con alcune di mia invenzione1.
CAPO VIII.
Dell’aspetto dei templi, dei candelieri e dei campanili.
Finalmente, quanto alla notizia del presente libro, è da vedere alcuni luoghi o plaghe convenienti alle porte, emicicli e cappelle, e ultimo all’altare maggiore, ovvero luogo del simulacro: le quali cose dichiarate, sarà posto fine al parlare nostro dei templi. E prima che alla dichiarazione delle dette parti si venga, è da intendere una generalissima regola da essere osservata senza eccezione, la quale da molti architetti è ignorata: e questa è che tutti i vacui debbano essere sopra i vacui, vani sopra vani, pieni sopra pieni, stipite sopra stipite, colonna sopra colonna, e generalmente ogni pesamento e ogni simile sia per retta linea dell’asse, almeno, sopra il suo simile2. Dopo questo è da vedere che le porte sempre devono essere dinanzi ai vacui e spazi delle colonne: sicchè non venga (come in molti apprezzati edifizi ho visto) che entrando dalla porta per retta linea si perviene ad una colonna, o appresso ad essa. Terzo, è da considerare che le cappelle siano per retta linea a corda contro le altre cappelle e incontra al vacuo delle colonne: sicchè esse colonne siano nel mezzo fra l’una e l’altra cappella, o almeno quella mettano in mezzo.
Resta per la completa e integra notizia al presente libro dichiarare a che plaga il tempio debba essere edificato: e questo non può esser dubbio nei templi tondi o traenti al tondo, perchè ad ogni plaga sono indifferenti: ma ben può cadere dubitazione dell’altare, ovvero luogo del simulacro, la qual cosa immediate sarà dichiarata. Ma nei templi
- ↑ In questo codice mancano le figure delle volte, ma trovansi tutte ai fogli 21, 22 del cod. Saluzziano in dodici disegni, due de’ quali dimostrano come s’abbiano ad adoprare i vasi di terra sferici o cilindrici per alleggerire i rinfianchi e le grossezze delle volte.
- ↑ Nulla di più ovvio negli edifizi di que’ tempi che vedere porte e finestre poste a caso e dove più faceva comodo. Per figura, la fronte dell’Ospedal maggiore di Milano.