Pagina:Martini - Trattato di architettura civile e militare, 1841, I.djvu/269

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libro v. 249

queste polveri si avesse a fare munizione, queste tre sostanze e in gran parti e separate si debbano servare, e al tempo insieme quelle congiungere; perocchè essendo il nitro e lo zolfo corrosivi, l’uno la virtù dell’altro corrode e impedisce; e meglio saria fare munizioni di legni che di carboni, perchè per spazio di tempo il carbone in sè riceve molta acquea umidità contraria alla complessione della polvere. Puossi eziandio con arte e secreto la polvere lungo tempo preservare in questo modo: piglisi aceto fortissimo e chiaro, col quale si faccia pasta della polvere, e di quella si faccia pani di quattro in otto libbre, i quali all’ombra si lascino disseccare, e non potendo, al sole o nel forno, e così manterrà la sua perfezione gran tempo.


CAPO III.

Che gli antichi non conobbero le nostre artiglierie. Difficoltà di resistere all’impeto di esse. Lodi di Federico II Duca d’Urbino.

Alcuni desiderosi di essere della verità esistimati fautori, affermando di ogni scienza, invenzione e instrumento bellico i Romani e Greci essere stati ornati, hanno vera o finta opinione anticamente la bombarda essere stata inventata e usata, e per nome di balista ovvero falarica essere stata appellata1. Volontariamente e non con ragione, a mio giudizio, parlando, perchè contro di loro sono due ragioni insolubili, se senza protervia si considerano; la prima, che nelle antiche mura mai si è visto alcun vestigio di bombardiera2, onde è da estimare che se questo

  1. Colla balista lanciavansi i malleoli (Vegezio, IV, 18) simili alle antiche rocchette delle quali frequente menzion incontransi nelle guerre veneziane del XIV secolo: la Phalarica minutamente descritta da T. Livio (XXI, 8) e da Silio Italico (I, 350) era un verrettone fasciato di stoppa impegolata. Adunque nulla hanno che fare colla polvere nostra. Di Salmoneo e di altri pretesi conoscitori della polvere vedasi la Dissertazione della polvere da guerra del Col. Omodei. Gli stessi ragionamenti aveva già Francesco addotti in principio al codice suo I, aggiungendo come dice Vegezio «che le fortezze angolari erano da costituire, acciocchè dall’ariete meglio difender si potessero. E questa è assai efficace ragione, che se le bombarde state fossero, menzion dell’ariete far non bisognava».
  2. Queste parole, ragionevoli veramente e convincenti, furono a questo scopo citate nella nota 4.ª (vol. I, pag. 188) delle Istorie fiorentine di Giovanni Cavalcanti dianzi stampate in Firenze.

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