Pagina:Martini - Trattato di architettura civile e militare, 1841, I.djvu/270

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instrumento avessero messo in uso come attissimo alla difensione di tutte le mura più di tutti gli altri, in esse sariano luoghi convenienti per esercitare i detti instrumenti, siccome si vede piccole balestriere e vacui per gli altri instrumenli loro1; la seconda ragione è che tutti quelli che hanno scritto dell’arte militare, facendo di tutti gli altri instrumenti menzione, questo tacquero: onde, essendo di maggior efficacità degli altri, si può concludere che di esso non avessero notizia. Nè mi posso persuadere che l’ariete, balista, sambuca2 e altri simili di più occupazione nè meno trattabili, e di molto minore potenza avessero messo in uso, potendo molto più facilmente e in più breve tempo il medesimo fine per la bombarda conseguire; perocchè invano per più principii e instrumenti si fa quello che per meno egualmente ben fare si può, come afferma Aristotile nel primo della Fisica. Questa macchina reputo fosse incognita agli antichi solo per non avere avuta cognizione della polvere, perchè quella intesa, facil cosa saria stata a ciascuno di mediocre ingegno il trovare un organo per il quale tal virtù si fosse potuta esercitare. Laonde rimango ammirato, come avendo molti antichi ingegnosi uomini usato per fuochi lavorati e volative macchine quasi la medesima composizione di polvere, non essere però stato alcuno che aggiungendo ai principii esistenti, pervenisse a cognizione di tanti edifizi3: recita Plinio nel XXXI della Storia naturale al decimo capitolo, trattando del nitro, spesse volte col zolfo e carbone essere stato liquefatto4, questa composizione operando ai detti effetti, infra i quali Marco Greco5 quella con stoppe e pannilini a più varii effetti adoprò.

  1. Le avrà vedute queste balestriere segnatamente nelle mura aurelianee di Roma, allora meglio conservate che ora non siano, per maniera che serbavano ancora il pavimento loro in mosaico veduto dal Filarete.
  2. Non era però la sambuca una macchina a lanciare, ed avevalo già notato Francesco istesso nel prologo a questo libro.
  3. Cioè di sì importanti macchine, dai Toscani dette Difizi.
  4. Capitolo X delle vecchie edizioni, XLVI delle nuove. Faciunt ex his (saxei nitri acervis) vasa, necnon frequenter liquatum cum sulphure coquentes in carbonibus. E ciò era per avere vernice di stoviglie.
  5. L’operetta di Marco Greco, intitolata Liber ignium ad comburendos hostes, fu stampata la prima volta nel 1804 da Du Theil in Parigi, giusta la lezione di due mss. giudicati del XIV e del XV secolo. Molto di questo libro si valsero i susseguenti cultori dell’alchimia, e