Pagina:Martini - Trattato di architettura civile e militare, 1841, I.djvu/279

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libro v. 259


Il primo, comune, è palificando il fondo con spessissimi steli con quelle condizioni che di sopra è dichiarato essere convenienti ai legni che sotto terra in acque debbono esser posti1, e il vacuo infra questi di ghiara e calcina riempiendo, sopra di questi si edifichi il muro. Il secondo modo, usato dagli antichi in più luoghi, siccome appare in Roma nel tempio di Minerva2, è questo: pongasi per lungo e per lato legni a questo atti, lunghi, lati e grossi, sicchè l’uno sia transverso all’altro, e sopra questi facciasi nell’estremità e angoli dell’edifizio le pile, e dopo questo facciasi gli archi riversi, e infra l’uno e l’altro arco si facciano altre pile: i quali archi siano con chiavi e leghe incatenati, secondo che nella figura appare manifesto (tav. IV. 12), e sopra a questi archi reversi si fondi altri archi contrarii a quelli, sicchè dei diritti riversi si causi un circolo come di due semicircoli: e sopra a questo di poi si alzi i muri. E universalmente i fondamenti debbano essere più lati in fondo dei muri, egualmente diminuendo insino alla debita distanza, cioè alla superficie della terra. Dopo questo è da sapere che tutti i legni, i quali per leghe o chiavi dei muri sono da porsi, devono essere in prima di frondi di felci coperti, acciocchè da umidità corrosiva della calce non siano lesi; e al medesimo effetto si può dare una coperta ai detti legni di ragia e pece, ovvero di olio di semolino e pece, veramente di sevo e pece: per le quali composizioni lungo tempo senza macula si preservano. In molti altri varii modi in simili luoghi lubrici si può fondare con casse di ghiara o cemento piene, le quali come manco utili tacerò.


CAPO VI.

Delle parti delle fortezze. Dei fossi.

Finita la prima parte di questo libro, dove si è considerato delle parti comuni, qua è conveniente di discendere alle particolari: e perchè, come si è detto, il tutto non si può conoscere senza la cognizione

  1. Libro I, capo X.
  2. Di questo edifizio, il quale tuttora ritiene il nome antico, e belle pareti laterizie