Pagina:Martini - Trattato di architettura civile e militare, 1841, I.djvu/57

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di fr. di g. martini. 37

vevano conoscere meglio di qualsivoglia altri, tosto al Sangallo l’attribuissero, nè badando pure alle parole che vengon dopo, il qual modello non penso che si mettesse in opera, e confondendo evidentemente questo vecchio Antonio Giamberti col giovane Picconi da Sangallo che gli era nipote, e tanto lo vinse per ingegno e per impieghi avuti. Vedasi il Tartaglini che assicura che il disegno è d’Antonio da Sangallo (1), ed il Rondinelli che scriveva nel 1591, nè si può mai vedere il più bello, nè magnifico disegno di Antonio da Sangallo (2). Fortuna conservò i vecchi registri e per questi si dà lode della bella opera al vero autore. Dicasi puranche che l’errore degli storici non è errore del Vasari, il quale non asserì nulla.

La pianta e la facciata di questo bellissimo tempio furono incisi e stanno in calce al libro del Pinucci. V’è una sola nave con tre cappelle per fianco, la trasversa ha gli sfondi eguali a quello del coro, le cappelle sono semicircolari; le navi sono larghe m. 11,22: gli sfondi 8,74: la lunghezza totale interna 44,89: la lunghezza della transversale 27,70: il lato del quadrato sul quale posa la cupola 11,07: le mura fuori terra sono grosse 2,62. La facciata è a tre ordini di ottime proporzioni, coronata dal frontispizio, dietro il quale s’innalza la cupola ettagona colla lanterna e croce, avendo in totale altezza m. 49,26; la porta è graziosissima. La costruzione è di quella pietra serena della quale è formato il monte, bella all’occhio, ma soggetta a troppo pronto disfacimento, per essere arenaria. Montò la spesa ad 80,000 fiorini, somma egregia per que’ tempi, non computando l’opera gratuitamente prestata per voto da ogni sorta operai.

La lentezza colla quale sono soliti procedere simili edifizi, fece si che non erasi ancora messa mano alla cupola, e già Francesco era mancato ai vivi; aggiunge il Pinucci che erasi pur anco per incuria smarrito l’antico modello. Allora i capi della fabbrica si volsero a Firenze e da questa città ebbero un Pietro di Domenico di Norbo, il quale dovette nuovamente disegnare la cupola (3), e poscia, non trovandone

  1. Nuova descrizione dell’antichissima città di Cortona. Perugia 1700, cap. 18.°
  2. Notizie di Cortona, edite dal Targioni nel vol. VIII de’ Viaggi in Toscana, pag. 521.
  3. Pinucci, pag. 114. Libri d’entrata ed uscita del Calcinaio. «Date dagli operai lire