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Pagina:Mastriani - La cieca di Sorrento 1.djvu/115

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Per me spenta è la natura;
Per me il sol non ha splendor!

Nell’albor del viver mio
     Vidi in sogno il paradiso;
     Ed un angiolo di Dio
     Mi baciava gli occhi e il viso;
     Ma una notte di sventura
     L’alma luce mi rapia!

Per me spenta è la natura;
Sol quell’angiol vedo ancor.


La musica che rivestiva questi malinconici versi era talmente patetica e ispirata, che di per sè sola avrebbe renduta l’idea dell’autrice senza il ministero della parola; e la voce che sposavasi a quei concenti era pregna di tanta ineffabile soavità che l’anima ti si partiva in ascoltandola. 11 Marchese aveva il viso tutto bagnato di lagrime, cui cercava di rasciugarsi e dissimulare, ma indarno.

— Dottore, ecco innanzi a voi la povera Cieca di Sorrento, che mi dite? Sarà la mia povera figlia eternamente cieca? Dottore, rendete la vista, rendete il sole a mia figlia, e la mia vita è vostra.

A queste parole che il Marchese, nell’eccesso della sua tenerezza, avea profferite ad alta e distinta voce, Beatrice messo aveva un piccol grido, e si era levata all’impiedi, quasi per rendere omaggio alla presenza di un forestiero che ella avea compreso star con suo padre nella sua camera.