Pagina:Mastriani - La cieca di Sorrento 1.djvu/161

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— Ebbene, il compenso ch’io vi chieggo per l’opera mia è... Beatrice... è vostra figlia...

Il marchese fece un atto di orrore.

— Dio!... Voi, signore!!... sposo di mia figlia!

— A questa sola condizione le darò la vista.. Rispondete, sig. marchese ... ora vi chieggo quel che pocanzi voi chiedevate a me, la vita o la morte.

— Sicchè voi, signore, l’amate?

— L’amo... sì... l’amo con la più divorante passione.

— Oh Dio! Dio mio! Che mai sento!! Figlia mia! Disgraziata mia figlia!

Gaetano sentì torcersi il cuore; quelle parole del marchese erano un’aperta rivelazione della sua deformità...

— Vi comprendo, signor marchese, disse con accento terribile, vi comprendo... io vi desto ripugnanza ed orrore... Altrettanto dovrò destarne a Beatrice; ma ascoltatemi, ascoltatemi attentamente... Io vivea tranquillo innanzi di veder la figliuola vostra... Questo mio cuore, che ora mi tien le veci di ardente tenaglia, io l’avea renduto un organo di semplici funzioni materiali, io l’avea renduto un muscolo cavo... L’odio degli uomini era il mio cibo morale... Ma in questo momento una crisi orribile ha trasformato l’essere mio, e voi ne siete la cagione, signor marchese, benchè involontaria. Sì, signore, io vivea tranquillo... e forse felice per un essere della trista mia specie... Io mi considerava scemo di quel senso