Pagina:Mastriani - La cieca di Sorrento 1.djvu/86

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onde era presa per lo addietro crasi volta in tenerezza estrema per la figliuola.

Non è a dire di quale e quanto amore ella amava quella creatura! È vero che negli occhi di quell’angioletta era un raggio degli occhi di Errico Monfort! Albina non sapea dividersi un solo istante da Beatrice (questo era il nome della bambina), la guardava sempre, e sempre la stringeva al cuore, e la baciava negli occhi, sulla fronte, sulle labbra, negli occhi massimamente.... e si sentia tanto felice nell’abbracciarla e nel baciarla... e piangea di contentezza; e benediceva Dio e suo marito, il nobile, il generoso Rionero, l’uomo tipo della più intemerata virtù e del più dilicato amore. E i giorni interi Albina scorrer faceva senza darsi altra occupazione che quella di tener tra le braccia la pargoletta e divorarla di baci. Ed ecco perchè presceglieva la dimora della campagna, come quella che più agio le dava di starsene con sua figlia le intiere giornate, e deliziarsi a sua voglia e piacere di quell’amore che era in lei un trasporto, un delirio continuo.

E bene a ragione stemperatasi ella in tanto amore per quella bambina, perocchè più bella, più aggraziata e più gentile non fuvvene giammai nel mondo. Biondi come tanti anelletti d’oro avea sul capo i capelli, rosee le guance e care, e gli occhi ripieni di tanta dolcezza, che erano malinconici a quella età così infantile: erano due occhi di giovinetta incastrati nel volto di una bambina: era in essi,