Pagina:Mastriani - La cieca di Sorrento 2.djvu/107

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Il rimanente della notte trascorse nella più angosciosa aspettativa; si prestarono alla giovinetta tutte quelle cure e quei rimedi che si estimarono più atti a ridestarle la vita... Il Marchese non disse motto su Oliviero Blackman, e, richiesto del perchè non si valesse in tanto trista congiuntura dei lumi di questo insigne medico, deviò la risposta dicendo che quegli, stanco e forse anche indisposto, si era gittato in sul letto, dove il sonno lo avea colto.

Qual’impressione producesse sull’anima del Marchese la lettera di Gaetano non potrem dire di leggieri, tanta era la lotta degli affetti che straniavano il cuore di quel povero padre. Dapprima ei rimase sbalordito; credeva che già estinto si fosse il figliuol di Pisani: questo nobile, cioè nobile creduto sacrificio della propria esisteniza trasformò in parte i sentimenti di ben giusta avversione che il padre di Beatrice dovea concepire per Gaetano Pisani. Oltracciò, questi, mercè il suo testamento, faceva nobile e generosa ammenda di un delitto, al quale nissuna parte egli avea presa, tranne quella del reo possesso del tesoro involato, colpa cui egli confessava di aver avuto sempre il pensiero di emendare con la restituzione, siccome appunto faceva in quel momento. Gaetano Pisani, d’altra parte, non aveva interamente ecclissato Oliviero Blackman; il figlio del ladro non copriva del tutto il sublime medico inglese; il figlio dell’assassino di Albina non facea totalmente porre in obblio il ridonatore della vista a Beatrice.