Pagina:Mastriani - La cieca di Sorrento 2.djvu/123

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di affetti ond’egli alleviava ogni giorno il cordoglio, che ogni giorno sentiva intensissimo per la perdita di una sposa adorata.

Rionero e sua figlia si accomiatarono per poco da’ loro ospiti, come se si fossero recati al passeggio ma invece salirono sull’alto appartamento, e trassero difilati alla stanza di Albina.

Quella camera era guarnita come se fosse stata abitata dalla donna, alla quale ne appartenevano i mobili. Tutte le suppellettili erano leggiadramente ordinate con quel gusto e con quella simmetria che soleva colei porre in tutto ciò che le perteneva o facea di sua mano. Entrando in quella stanza, Beatrice mise un grido di sorpresa e due lagrime le vennero giù dalle gote. Ella aveva veduto sospeso ad una parete il quadro rappresentante la Vergine Madre, di Raffaello, quadro che stava appunto nella camera nuziale di Albina, nel casino a Portici. A quella Vergin Madre ogni giorno Albina facea volger gli occhi e le preci della bambina Beatrice, allorchè questa si alzava di letto.

Anche questa volta il Marchese e sua figlia pregarono la requie eterna all’anima della cara donna. Poscia, il padre, per compiacere al desiderio della figliuola, si a allontanò rimanendola sola in quel tempio di strazianti memorie.

Beatrice toccò e baciò, come solea fare, ogni oggetto; si sedè sul verde seggiolone, nel quale ordinariamente solea la madre quando si abbandonava alla lettura; aprì la libreria, esaminò uno per uno tutti i volumi che vi eran rinchiusi, e molti eranvene nelle cui pagine un