Pagina:Mastriani - La cieca di Sorrento 2.djvu/153

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carattere della cupa febbre che la mena alla tomba!

La tosse che si era manifestata nella fanciulla non aveva nessun carattere da spaventare, ciò nondimeno i conati ne erano frequenti e nervosi: la voce dell’ammalata era debolissima, il polso esile, copiosi ma freddi sudori gittavano in maggiore sfinimento l’inferma, la quale era di tempo in tempo assalita da insulti convulsivi. Un calore ardente si spandea a quando a quando per tutto il corpo, cui succedevano forti brividi di freddo. Un vago dolore le circolava per tutte le membra, fissandosi ora nel capo, or tra le spalle or su lo sterno.

Talvolta l’ammalata era costretta a rimanere col capo elevato su mucchi di guanciali, perocchè il petto era oppresso e assiderato, il respiro inceppato e difficile, dolorosi i muscoli intercostali. Neppur l’ombra di appetito si era mostrato in lei, epperò il dimagrare si aggiungeva agli altri segni aggravanti che annunziavano un morbo ferale e consuntivo.

Tutti così fatti sintomi disperati e tali da infondere le più giuste apprensioni non presentavano peraltro nissun carattere speciale da stabilirvi una diagnosi con certezza di dati. Talvolta a Gaetano sembrava aver indovinato il male, e nella sua mente si formava un’idea del metodo curativo, ma taluni sintomi e fenomeni si affacciavan quindi contrari a’ primi e tali che faceano crollare e cader di piombo tutto l’edificio che il medico aveva innalzato nel proprio pensiero sull’indole, sull’andamento e sulla