Pagina:Mastriani - La cieca di Sorrento 2.djvu/161

Da Wikisource.

— 161 —

che si abbevera del sangue di mia figlia?.. Andate... andate, o signore... siate superbo di voi stesso, dell’opera vostra... dei vostri rimedi.... Impostura! Impostura!!

Il Marchese si passò le mani su gli occhi ardenti di lagrime.

Gaetano restò muto... annientato alla presenza di quel dolore che non conosceva limite di quel dolore che scoppiava come vampa di fuoco compreesso. Il giovane non si sentiva affatto umiliato dalle rampogne del Marchese, perocchè ben capiva da che fonte di dolore inesauribile si partissero. D’altra parte, quelle rampogne, se troppo amare e crudeli, non eran però men giuste e meritate.

Il Marchese, dato quello sfogo alla piena dell’angoscia onde sentivasi oppresso, comprese di aver ferito mortalmente il cuore di Gaetano.

— Perdona, amico mio, perdona, si affrettò di soggiungere il generoso Rionero stendendogli la destra, io non so quello che mi dica.

— So quanto volete dirmi sig. Marchese, disse Gaetano stringendogli la mano, disfogate su me il vostro giusto dolore; così potessi col mio sangue mitigarne l’intensità!.. Ma non ci abbandoniamo a inutili rammarichi... Occupiamoci, per quanto è dato in noi, di trarre questa cara donna dalla misteriosa infermità che minaccia di rapircela... Poichè Iddio ha voluto punir la mia superbia nascondendo agli occhi miei l’ìndole del male di vostra figlia, poichè tanta umiliazione e cordoglio mi erano ri-