Pagina:Mastriani - La cieca di Sorrento 2.djvu/21

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una irresistibile smania di pianto; allora verso il tramonto del sole, io saliva su gli alti monti della mia terra nativa, e, rincantucciato in uno spigoletto di muro, guardava la lontana marina leggiermente ombreggiata dagli ultimi riverberi del sole, guardava la bianca nugoletta che attraversava il limpido cielo, e le cime delle annose elci...

Allora io piangeva perchè avrei voluto che tutta la natura si fosse animata, ed avesse corrisposto alla tenerezza dell’anima mia; allora io m’immaginava una fanciulla tutta pallida nel viso, tutta pensieri sulla fronte... io la vedevo, questa creatura, la vedevo attraverso la nebbia dell’avvenire, ed una vaga speranza sorrideva al mio cuore, ed io piangea... piangea: questa creatura eri tu, Beatrice; possano gli angioli benedirti com’io ti ho benedetta nei mio cuore!

Io sono d’un carattere incomprensibile; vi sono momenti nelle mie giornate in cui tutto mi annoia, mi desola; cerco avidamente il sonno, il niente!... Ieri al giorno mi dominava uno di questi momenti terribili e inesplicabili della mia vita. O Beatrice, niente al mondo può consolarmi in questi istanti, niente nè le ricchezze, nè la gloria, nulla... Eppure se tu mi volgessi in que’ momenti una parola d’amore, se io potessi leggere i tuoi caratteri mi si allargherebbe il petto e sentirei scendere sul povero mio cuore un poco di calma...

Qualche volta io penso che con questo mio