Pagina:Mastriani - La cieca di Sorrento 2.djvu/22

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carattere tu forse, unendoti meco, sarai infelice... Chi sa se un giorno... O mio Dio, mio Dio, fa che io muoia innanzi che tu abbi a versare una sola lagrima per me!.... Ti scrivo questa lettera con le lagrime agli occhi... Io non merito che un giorno tu mi ami. Che cosa poss’offrirti in compenso del celeste tuo amore? La mia anima inferma, ed un passato... Oh... non amarmi, Beatrice, non amarmi; io forse ne morrò, ma morrò senza il rimorso di averti renduta infelice.

Tempo verrà che io ti aprirò tutta l’anima mia; tempo verrà che ti narrerò tutta la storia del viver mio. Io non ho che trenta ed un anno, e sembro aver già tocco l’età in cui si comincia a declinare. Le mie spalle son curvate dal peso degli affanni; ne’ miei capelli comincia a spuntar la neve della vecchiezza. Se sapessi quanto ho sofferto! Nè credere che le dovizie di cui ora godo io le abbia sempre godute. No, Beatrice, la miseria scarna e pallida fu compagna dei miei primi anni; mia madre, mia sorella e mia nonna morirono negli stenti e nelle privazioni... Un fato orrendo pose il marchio della sventura sulla mia fronte!... Ho tolto il pane dalla mia bocca per aver mezzi onde studiare; mi sono intisichito in su i libri e in su i cadaveri; hommi logorato fibra per fibra il corpo per la ricerca della scienza. Oh com’io amo l’arte mia! Con che superba gioia ritolgo alla morte le sue vittima!.. Eppure, io odiava l’umanità, Beatrice, l’odiava come odiava me stesso... E tu ritemperasti quest’anima