Pagina:Mastriani - La cieca di Sorrento 2.djvu/25

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La sera passò nella più cara e confidenziale conversazione... Gaetano non era più tristo ed impensierito; la sua taciturnità pareva anzi aver ceduto il posto alla più cordiale espansione, benchè sulla fronte di Beatrice ei si studiasse di scovrire le tracce anche impercettibili di un sentimento, che ormai era tatto il suo avvenire, e verso il quale volava l’anima sua con l’ansia di un esule che scorge in lontananza i colli della sospirata patria.

Gaetano non avea pertanto dimenticato il cav. Amedeo. Alquanti giorni dopo del suo ritorno a Sorrento, egli chiese a Rionero il permesso di andare a Napoli per un giorno, imperocchè una sua faccenda ivi lo chiamava.

Tolto momentaneo commiato dal Marchese a da Beatrice, e partito di gran mattino da Sorrento, egli arrivava in Napoli verso le dieci, saltava in carrozza e si facea condurre al consueto Albergo delle Crocelle.

Rimase un paio di ore chiuso nella sua camera, occupato in chimiche preparazioni.

Verso mezzogiorno egli usciva, trando seco un domestico di piazza.

A piedi s’incamminarono entrambi alla volta della strada Nardones.


III.


colezione da celibi.


Amedeo aspettava con impazienza il risultamento dell’attentato sulla persona di Gaeta-