Pagina:Mastriani - La cieca di Sorrento 2.djvu/7

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rii crocicchi, ebbe la ventura di ficcarsi in un portone a due riuscite, di cui l’una mettea sopra un vigneto; ruppe pali, stecconi, ingraticolati e pergole, saltò come scoiattolo, e, cacciatosi sotto uno scoscendimento di muro, fermò di passar quivi la notte.

Il giorno appresso, non sì tosto a luce penetrò in quell’antro, Nunzio con ogni precauzione si pose alla volta di Napoli. Qui arrivato a salvamento, suo primo pensiero fu quello di nascondere il tesoro che portava, e che ad ogni momento avrebbe potuto tradirlo... Già avea pensato dove celarlo a tutti gli sguardi; in fatti, toltone un gioiello che dovea servirgli per nutricarlo alcun tempo, andò a sotterrare il cassettino sotto una quercia, nella selva di pertinenza del marchese del Gallo, sul vallone di S. Gennaro de’ Poveri.

Fatta questa operazione egli visse per qualche mese tranquillo e vagabondo, sotto altro nome, e cangiando sempre paesetti e villaggi: aveva interamente posto in obblio Notar Basileo; e la sua coscienza non rimordevagli affatto di aver furata a costui la parte del comun delitto, imperciocchè il Pisani estimava dover il Basileo rimanersi contento a quel tanto d’oro e di argento che era stato benanche involato alla Marchesa Rionero, e che era a lui rimasto.

Non è a dire le orrende notti che passava Nunzio Pisani, gli sballi di spavento, le larve de’ suoi sogni, il grido lacerante della sua coscienza... Le ultime parole della Marchesa, la voce ed il pianto della bambina Beatrice gli rin-