Pagina:Mastriani - La cieca di Sorrento 2.djvu/8

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tronavano alle orecchie con tremenda voce; e lo scellerato rimembrava i suoi poveri figliuoli, l’amor de’ quali la giustizia di Dio più forte conficcavagli nel petto; ond’ei pareagli talvolta che Caterina, che Gaetano languissero per fame; che la prima si morisse di tisi, abbandonata alla vergogna e all’infamia, maledicendo il padre; che il secondo si fosse anch’egli posto in sulla via de’ delitti e del patibolo. Pareagli tal’altra fiata che il suo figliuolo fosse ucciso in rissa, e ne vedea, come fosse realtà, sgorgare il sangue da un’aperta ed ampia ferita, vedea la madre cacciata di porta in porta, limosinare stendando una vecchiezza disonorata e maledetta.

Era in somma così fatta la disperata tenerezza paterna che rincrudiva i suoi rimordimenti, esan tali i fantasmi che lo assalivano, che lo sciagurato mettea di notte tempo lamenti ed urla come di bestia feroce; e più non dormiva, ma sprolungava le solitarie strade nel cuore delle notti invernali affin di sottrarsi al tormento de’ suoi medesimi pensieri.

La Giustizia intanto correva appresso a lui; il marchese Rionero avea promesso un guiderdone immenso a chiunque consegnava nelle mani dell’autorità l’assassino di sua moglie e di sua figlia.

Un tagione era messo sulla testa del Pisani, sì che questi vedea sovente aggirarglisi intorno persone che sembravano fiutarlo, ed il guardavan fisso, ed il seguivano; pensò laonde trovar luogo appartato e remoto, dove sarebbe