Pagina:Mastriani - La cieca di Sorrento 2.djvu/9

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stato malagevole il pescarlo; e trovò ricetto appo una villica, nel comune di Quagliano presso Napoli; si era già provveduto di un buon archibugio da caccia; le disse però esser egli un galantuomo che veniva in quel villaggio a far caccia; che vi si sarebbe per una pezza trattenuto; e davale due carlini al giorno per vitto e alloggio.

Stando a tal modo le cose, un bel dì pensò che, nel caso fosse arrestato e condannato a morte, il tesoro nascosto nello Streppato (così nomavasi la selva del marchese dei Gallo) sarebbe stato perduto per lui e pe’ suoi figli; venne però nella determinazione di scrivere una lettera al suo complice, notar Basileo, nella quale compartendogli lo stato della sua presente esistenza, avrebbelo pregato di far ricapitare a’ suoi figliuoli in Calabria la metà del tesoro che a lui (Pisani) spettava qual frutto del comune delitto; per ricompensa di questo servigio che doveva esser fatto con delicatezza estrema, il Pisani promettevagli il silenzio sulla complicità di lui. Scritta questa lettera ebbe modo di mandarla segretamente al notaio, il quale risposegli che avrebbe fatto appunto quello che il Pisani desiderava e gli accomandava di tener la parola di non rivelare la sua complicità, com’egli avrebbe fedelmente mantenuta la sua promessa di far pervenire ai figliuoli di lui in Calabria la metà del tesoro dirubato.

Nunzio si vivea tranquillo, e alcun poco riposato con l’animo; quando una sera, in sulle ventiquattr’ore d’Italia, fu arrestato nel mo-


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