Pagina:Mastro-don Gesualdo (1890).djvu/177

Da Wikisource.

— 169 —


Donna Sarina si dimenava sulla seggiola per tener la lingua in freno: — Quanto a me!... — disse poi — grazie a Dio!... La prova è che il ragazzo La Gurna, Corradino, viene da me per la villeggiatura. Lui non ci ha colpa, povero innocente!

— No, no, è meglio star seduti in una bella sedia soffice come questa, che andare a buscarsi il pane di qua e di là, come i La Gurna!... quando si può buscarselo anche!... E avere una buona tavola apparecchiata, e la carrozza per far quattro passi dopo, e la vigna per la villeggiatura, e tutto il resto!... La buona tavola soprattutto!... Son vecchio, e mi dispiace che il marchesato non possa servirsi in tavola... Il fumo è buono soltanto in cucina... La so lunga... C’è più fumo nella cucina, che arrosto sulla tavola in molte case... quelle che ci hanno lo stemma più grosso sul portone... e che arricciano più il naso!... Se torno a nascere, voglio chiamarmi mastro Alfonso Limòli, ed esser ricco come voi, nipote mio... Per godermi i miei denari fra me e me... senza invitar nessuno... no!...

— Tacete!... Sento il campanello! — interruppe donna Sarina. — È un pezzo che suonano mentre voi state a predicare...

Però era un tintinnìo sommesso di gente povera. Santo corse ad aprire, e si trovò faccia a faccia col sagrestano, seguito dalla moglie, la quale portava