Pagina:Mastro-don Gesualdo (1890).djvu/212

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da spendere lui pure; vuol fare le sue speculazioni sugli affitti... Benissimo! Dividete le terre, fra voi tre... senza liti, senza puntigli senza farvi la guerra a vantaggio altrui... A vantaggio di chi, poi?... del comune! Vuol dire di nessuno! Mandiamo a monte l’asta... Il pretesto lo trovo io!... Fra otto giorni si riapre sul prezzo di prima; si fa un’offerta sola... Io no... e nemmeno loro!... Il canonico Lupi!... in nome vostro, don Gesualdo... Ci fidiamo... Siamo galantuomini! Un’offerta sola sul prezzo di prima; e vi rimangono aggiudicate le terre senza un baiocco d’aumento. Solamente una piccola senseria per me e il canonico... E il rimanente lo dividete fra voi tre, alla buona... d’amore e d’accordo. Vi piace? Siamo intesi?

— Nossignore, — rispose don Gesualdo, — le terre le piglio tutte io.

Mentre gli altri erano contenti e approvavano coi cenni del capo l’occhiata trionfante che il notaro tornava a volgere intorno, quella risposta cadde come una secchia d’acqua. Il notaro per primo rimase sbalordito; indi fece una giravolta e s’allontanò canterellando. Don Ninì scappò via senza dir nulla. Il barone stavolta finse di calcarsi il cappello in capo per davvero. Lo stesso canonico saltò su inviperito:

— Allora vi pianto anch’io!... Se volete rompervi le corna, il balcone è lì, bell’e aperto!... Vi offrono