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dei buoni patti!... vi stendono le mani!... Io vi lascio solo, com’è vero Dio!
Ma don Gesualdo si ostinava, col suo risolino sciocco, il solo che non perdesse la testa in quella baraonda.
— Siete una bestia! — gli disse sempre ridendo. Il canonico spalancò gli occhi e tornò docile a vedere quel che stava macchinando quel diavolo di mastro— don Gesualdo.
Il notaro, prudente, seppe dominarsi prima degli altri, e tornò indietro col sorriso sulle labbra e le tabacchiera in mano lui pure.
— Dunque?... le volete tutte?
— Eh... eh... Cosa stiamo a farci qui dunque! — rispose l’altro.
Neri gli offrì la tabacchiera aperta, e riprese a voce bassa, in tono di confidenza cordiale:
— Che diavolo volete farne?... circa cinquecento salme di terre!...
Don Gesualdo si strinse nelle spalle.
— Caro notaro, forse che voglio ficcare il naso nei vostri libracci, io?
— Quand’è così, don Gesualdo, state a sentire... discorriamola fra di noi... Il puntiglio non conta... e nemmeno l’amicizia... Badiamo agli interessi...
A ogni frase piegava il capo ora a destra e ora a sinistra, con un fare cadenzato che doveva essere molto persuasivo.