Pagina:Mastro-don Gesualdo (1890).djvu/256

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Porta disgrazia! Ci vorrebbe quest’altra!... - Poi si diedero a strologare i numeri del lotto insieme a donna Bellonia, ch’era corsa a prendere il libro di Rutilio Benincasa. Donna Giovannina s’affacciò asciugandosi il viso; ma non si vide altro che il sagrestano il quale correva a chiamare Tavuso, lì a due passi, una porticina verde, colla fune del campanello legata alta perchè non andassero a seccarlo di notte. Picchia e ripicchia infine la serva di Tavuso gli soffiò attraverso il buco della serratura:

- O chetatevi che il dottore non esce di casa, se casca il mondo! E’ più malato degli altri, lui!

Bomma, giallo al par del zafferano, stava pestando cremor di tartaro in fondo alla farmacia, solo come un appestato. Don Luca entrò a precipizio, col fiato ai denti:

- Signor don Arcangelo!... don Diego Trao è in punto di morte. Il dottore non vuol venire... Cosa fo?

- Cosa fate?... La cassa da morto fategli, accidenti a voi! M’avete spaventato! Non è questa la maniera... oggi che ogni galantuomo sta coll'anima sulle labbra!... Andate a chiamargli il prete piuttosto... lì, al Collegio, c’è il canonico Lupi che s’arrabatta a dir messe e mattutino fin dall’alba, per farsi vedere in chiesa!... Cade sempre in piedi colui! Se ne ride degli sbirri!... Io fo lo speziale! Pesto cremor di tartaro, giacchè non posso pestar altro... non posso!