Pagina:Mastro-don Gesualdo (1890).djvu/292

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Si pappano insieme la roba che mandate voi e il figlio di Neri.

Infatti aveva incontrato spesso Mommino sul palcoscenico, ed anche dinanzi all’uscio della locanda, su e giù come una sentinella. Mommino adesso era tutto gentilezze e sorrisi per lui. Quando gli parve proprio di farci una figura sciocca, montò in collera.

— Ah!... tu lo vuoi? — gli diss’ella infine con accento febbrile. — Ebbene... ebbene... Se non c’è altro mezzo di provarti quanto io t’amo... Giacchè bisogna perdermi ad ogni costo... stasera... dopo la mezzanotte!...


Un odore di stalla, in quella scaletta buia, cogli scalini unti e rotti da tutti gli scarponi ferrati del contado. Lassù in cima, un fil di luce, e una figura bianca, che gli si offrì intera, bruscamente, con le chiome sparse.

— Tu mi vuoi... baiadera... odalisca?...

C’erano dei piatti sudici sulla tavola, un manto di damasco rabescato sul letto, dei garofani e un lume da notte acceso sul canterano, dinanzi a un quadrettino della Vergine, e un profumo d’incenso che svolgevasi da un vasetto di pomata il quale fumava per terra. All’uscio che metteva nell’altra stanza era inchiodato un bellissimo sciallo turco, macchiato d’olio; e dietro lo sciallo turco udivasi il signor Pallante che russava sulla sua gelosia.