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Pagina:Mastro-don Gesualdo (1890).djvu/291

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Ed aveva confessato tutto, a capo chino, con la bella voce sonora soffocata dall’emozione. Egli, un gran signore diseredato dal genitore a causa di quella passione sventurata, l'aveva amata a lungo, pazzamente, disperatamente: uno di quegli amori che si leggono nei romanzi; si era dato all’arte per seguirla; aveva sofferto in silenzio; aveva implorato, aveva pianto... Infine una sera... come allora... ancora tutta fremente e palpitante delle emozioni che dà l’arte... la pietà... il sacrificio... non sapeva ella stessa come... mentre il cuore volava lontano... sognando altri orizzonti... altro ideale... Ma dopo, mai più!... mai più!... S’era ripresa!... vergognosa... pentita... implacabile... Egli che l’amava sempre, come prima... più di prima... alla follia... era geloso: geloso di tutto e di tutti, dell’aria, del sogno, del pensiero... di lui pure, don Ninì!...

— Ohè! — si udì il vocione di su la scala. — Li vuoi fritti o al pomodoro?

Sul viso di lei, dolcemente velato dalla semi— oscurità, errò un sorriso angelico.

— Vedete?... Sempre così!... Sempre la stessa devozione!...

Ciolla che era il confidente di don Ninì gli disse poi:

— Come siete sciocco! Quello lì è un... pentolaccia!