Pagina:Mastro-don Gesualdo (1890).djvu/304

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— Eh... i figliuoli bisogna pigliarseli come Dio li manda, maschi o femmine... Se si potesse andare a sceglierli al mercato... A don Gesualdo non gli mancherebbero i denari per comprare il maschio.

— Non me ne parlate! — interruppe alla fine la zia Rubiera — Non sapete quel che costino i maschi!... Quanti dispiaceri! Lo so io!...

E continuò a sfogarsi all’orecchio di Bianca, accesa sbirciando di sottecchi don Gesualdo per vedere quel che ne dicesse. Don Gesualdo non diceva nulla. Bianca invece, cogli occhi chini, si faceva di mille colori.

— Non lo riconosco più, no!... nemmeno io che l’ho fatto!... Ti rammenti, che figliuol d’oro?... docile, amoroso, ubbidiente... Adesso si rivolterebbe anche a sua madre, per quella donnaccia forestiera... una commediante, la conosci? Dicono che ha i denti e i capelli finti... Deve avergli fatta qualche malìa! Commediante e forestiera, capisci!... lui non ci vede più dagli occhi... Spende l’osso del collo... La gente cattiva... i birboni anche l’aiutano... Ma io non pago, no!... Oh, questo poi, no!

— Zia! — balbettò Bianca con tutto il sangue al viso.

— Che vuoi farci? È la mia croce! Se sapevo tanto piuttosto...

Don Gesualdo badava a chiacchierare col cugino Zacco, tutti e due col cuore in mano, amiconi. La baronessa allora spiattellò la domanda che le bolliva dentro: