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Pagina:Mastro-don Gesualdo (1890).djvu/316

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— No, no, perdonate! — ribattè Canali. — Vorrei veder voi stessa!... Un padre deve aprire gli occhi per sapere a chi dà la sua creatura... Non dico per vostro figlio... Un buon giovane... un cuor d’oro... Il male è che s’è lasciato abbindolare... circondato da falsi amici... Di bricconi ce ne son sempre... Gli hanno carpito qualche firma...

La baronessa lo piantò lì senz’altro. — Sentite? Vedete? — andava brontolando col cugino Limòli. Poscia piantò anche lui che non poteva più tenerle dietro. — Vi saluto, vi saluto — E corse dal notaro Neri, pallida e trafelata, per vedere... per sentire... Il notaro non sapeva nulla... nulla di positivo almeno.

— Sapete, don Gesualdo è volpe fina... Son cose queste che si fanno sottomano, se mai... Avranno fatto il contratto da qualche notaio forestiere... Il notaro Sghembri di Militello dicono... Ma via... Non c’è motivo poi di mettersi in quello stato per una cosa simile... Avete una faccia che non mi piace.

Rosaria, ch’era a ripulire il pollaio quando la sua padrona era tornata a casa, udì a un tratto dal cortile un urlo spaventoso, come stessero sgozzando un animale grosso di sopra, una cosa che le fece perdere le ciabatte correndo a precipizio. La baronessa era ancora lì, dove aveva cominciato a spogliarsi, appoggiata al cassettone, piegata in due quasi avesse la