Pagina:Mastro-don Gesualdo (1890).djvu/432

Da Wikisource.

— 424 —

Non fareste nulla di buono con quell’uomo! Una bestia! Una banderuola! Ciò che vi dice vostra moglie in un momento come questo è vangelo, don Gesualdo! Ricordatevi bene! Io mi farei scrupolo a non darle retta, in parola d’onore!...

— E donna Giuseppina? Finta, maligna!... — aggiunse la Zacco. — Ha abbreviato i giorni della suocera! Non vede l’ora di levarsela dagli occhi!

— Andate, andate a sentire il resto. Qui ci siamo noi. Andateci pure, se no vi restano lì fino a domani!

Don Ninì stava ancora seduto sul canapè, sbuffando dal caldo nella sciarpa di lana, col cappello in testa; e donna Giuseppina si era alzata per osservare al buio le galanterie disposte in bell’ordine sui mobili: il servizio da caffè, i fiori di carta sotto le campane di cristallo, l’orologio che segnava sempre la stessa ora. Vedendo don Gesualdo di ritorno gli disse subito:

— Vi ha fatto chiamare il barone Zacco? Non c’era motivo.... Qui non si fanno misteri....

— Non si fanno misteri! — ripigliò il marito. — Si tratta di metterci d’accordo.... tutti i bene intenzionati.... Se è bene intenzionato anche lui.... quel signore!...

— Ma, — osservò don Gesualdo. — se la cosa è come dite, io non saprei che farci.... Cosa volete da me?