Pagina:Mastro-don Gesualdo (1890).djvu/459

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III.




Giunse poco dopo una lettera d’Isabella la quale non sapeva nulla ancora della catastrofe, e fece piangere gli stessi sassi. Il duca scrisse anche lui — un foglietto con una lista nera larga un dito, e il sigillo stemmato, pur esso nero, che stringeva il cuore — inconsolabile per la perdita della suocera. Diceva che alla duchessa s’era dovuto nascondere la verità per consiglio degli stessi medici, visto che sarebbe stato un colpo di fulmine, malaticcia com’era anch’essa, giusto alla vigilia di mettersi in viaggio per andare a vedere sua madre!... Terminava chiedendo per lei qualche ricordo della morta, una bazzecola, una ciocca di capelli, il libro da messa, l’anellino nuziale che soleva portare al dito...

Al notaro poi scrisse per chiedere se la defunta, buon’anima, avesse lasciati beni stradotali. — Si seppe poi da don Emanuele Fiorio, l’impiegato della