Pagina:Mastro-don Gesualdo (1890).djvu/55

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— Come siete stupidi, tutti quanti! — rispose la Capitana, gongolante. — Vado a mettermi vicino al marchese, che ha più giudizio di voi.

— Ahimè! ahimè! signora mia!...

Il marchese, cogli occhietti svegli adesso, andava fiutandole da presso il profumo di bergamotta tanto che essa doveva schermirsi col ventaglio, e il vecchietto ad ostinarsi:

— No! no! lasciatemi fare le mie devozioni!...

L’arciprete prese tabacco, si spurgò, tossì, infine si alzò, e si mosse per andarsene, gonfiando le gote — le gote lucenti la sottana lucente, il grosso anello lucente, tanto che le male lingue dicevano fosse falso; mentre il marchese gli gridava dietro:

— Don Calogero! don Calogero! dico per dire che diavolo! Alla mia età...

E appena cessarono le risate alla sortita del marchese, si udì donna Giuseppina Alòsi, che faceva le sue confidenze al cavaliere.

— ...come fossi libera, capite! Le due grandi al Collegio di Maria; il maschio al Seminario; in casa ci ho soltanto l’ultimo, Sarino, ch’è meno alto di questo ventaglio. Poi i miei figliuoli hanno la roba del loro padre, buon’anima...

Donna Sarina tornò verso il balcone grande chiacchierando sottovoce colla cugina Macrì, con delle scrollatine di capo e dei sorrisetti che volevano dire.