Pagina:Mastro-don Gesualdo (1890).djvu/80

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— Eh... da qui a trent’anni!... Il tempo di crepare di fame intanto!... Mia madre sta meglio di voi e di me, e può campare ancora trent’anni!...

— E’ vero! — rispose il marchese. — Tua madre non sarebbe molto contenta di sentirsi lesinare gli anni.... Ma è colpa sua.

— Ah! zio mio!... Credetemi ch’è un brutto impiccio!...

— Càlmati! càlmati!... Consòlati pensando a chi sta peggio di te.

S’affacciò la signora Capitana, svelta, irrequieta, guardando sorridente di qua e di là nella strada.

— Mio marito?... Non viene ancora?...

— Il santo non è ancora rientrato — rispose don Ninì. — Si ode subito il campanone di San Giovanni, appena giunge in chiesa, e attacca l’altra festa.

Però la gente cominciava ad andarsene di casa Sganci. Prima si vide uscire dal portone il cavalier Peperito, che scomparve dietro la cantonata del farmacista Bomma. Un momento dopo spuntò il lanternone che precedeva donna Giuseppina Alòsi, la quale attraversò la piazza, sporca di carta bruciata e di gusci di fave e nocciuole, in punta di piedi, colle sottane in mano, avviandosi in su pel Rosario; e subito dopo, dalla farmacia, scantonò di nuovo l’ombra di Peperito, che le si mise dietro