Pagina:Mastro-don Gesualdo (1890).djvu/99

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Sulla strada soleggiata e deserta a quell’ora stava aspettando un contadino, con un fazzoletto legato sotto il mento, le mani in tasca, giallo e tremante di febbre. Ossequioso, abbozzando un sorriso triste, facendo l’atto di cacciarsi indietro il berretto che teneva sotto il fazzoletto: — Benedicite, signor don Gesualdo... Ho conosciuto la mula... Tanto che vi cerco, vossignoria! Cosa facciamo per quelle quattro olive di Giolio? Io non ho denari per farle cogliere... Vedete come sono ridotto?... cinque mesi di terzana, sissignore, Dio ne liberi vossignoria! Son ridotto all’osso... il giorno senza pane e la sera senza lume... pazienza! Ma la spesa per coglier le olive non posso farla... proprio non posso!... Se le volete, vossignoria... farete un’opera di carità, vossignoria...

— Eh! eh!... Il denaro è scarso per tutti, padre mio!... Voi perchè avete messo il carro innanzi ai buoi?... Quando non potete... Tutti così!... Vi mettereste sulle spalle un feudo, a lasciarvi fare... Vedremo... Non dico di no... Tutto sta ad intendersi...

E lasciò cadere un’offerta minima, seguitando ad andarsene per la sua strada senza voltarsi. L’altro durò un pezzetto a lamentarsi, correndogli dietro, chiamando in testimonio Dio e i santi, piagnucolando, bestemmiando, e finì per accettare, racconsolato tutto a un tratto, cambiando tono e maniera.

— Compare Lio, avete udito? affare fatto! Un