Pagina:Matilde Serao Evviva la vita.pdf/20

Da Wikisource.
14 evviva la vita!

i laccetti della via sinuosa, a traverso il bosco, lungo la maestosa muraglia; e come in una visione, il piccolo castello di Renesse appariva, in alto, ora a diritta, ora a sinistra. L’aria si faceva sempre più fredda. Parea che dormisse e sognasse di guidare la sua vettura, il cocchiere, sulla serpa, con le spalle curve e la testa abbassata: parea che dormissero e sognassero di salire al Maloia, i due cavalli che crollavano il capo, facendo scuotere le campanelline: e in un cielo quasi di sogno, bizzarramente galoppavano le nuvole dense, spinte dal vento che, lassù, certo, dovea soffiar forte.

— Niente è più grazioso, più piacevole, che amoreggiare con queste straniere - riprese Lucio Sa bini, con un tono leggiero, ma ove restava come un velo di emozione. - Sono donnine, fanciulle sovra tutto, adorabili. Alcune elegantissime e complicate: altre semplici e schiette: di paesi diversi, di anime diverse: curiosissime, e pur diffidenti di tutti gli uomini italiani...

— Ebbene? - chiese Vittorio Lante, non senza ansietà.

— Abbiamo una pessima reputazione, noi altri italiani - riprese, tranquillamente, Lucio Sabini, accendendo una sigaretta. - Ci credono, con ostinazione, bugiardi e volubili, nell’amore. Des comediens: è la parola di difesa di queste straniere. E poi... e poi esse si lascian sedurre, egualmente, dalla nostra grazia, perchè gli uomini delle loro nazioni non si danno la pena di esser aggraziati; dal nostro ardore, finto o vero, poichè non vedono